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Manuel Barbieri: Interior Designer fondatore di MM Company

Sono passati esattamente due mesi da quando abbiamo aperto questa nuova rubrica nel nostro blog. Abbiamo intervistato ex-studenti IDP che si sono diplomati da corsi annuali o triennali, cercando di dare una prospettiva ampia e completa delle loro esperienze e del loro tempo trascorso con noi.
Abbiamo parlato dei loro sogni, aspettative, desideri e motivazioni che li hanno spinti a studiare con noi e a scegliere la loro corrente carriera lavorativa e serie di progetti.

L’ex-studente di questa intervista è una persona che non si è accontentata di una compagnia pre-esistente, ma che invece ha scelto di creare una sua agenzia e di portarla al successo partendo da zero.
Oggi chiediamo a Manuel Barbieri di raccontarci la sua carriera come co-founder di MM Company e cosa vuol dire fondare una attività propria.

Room 5 Manuel Barbieri

Ciao, come ti chiami, quanti anni hai e di cosa ti occupi? Hai un portfolio online o un sito web personale che ti piacerebbe condividere con noi?

Mi chiamo Manuel Barbieri, ho 31 anni e sono il co-founder e development director dell’agenzia di consulenza creativa MM Company. Tramite il sito mmcompany.eu potete accedere al nostro webquarters, la sede digitale dell’agenzia. Li potrete approfondire la nostra filosofia di lavoro, i nostri progetti, l’MM Award – l’International creative award – il progetto curato da MM Company, per premiare e promuovere i talenti e i brand più promettenti negli ambiti del fashion, product & interior design, favorendone la connessione con operatori, media e aziende. Potete anche accedere a Caleido, un diario d’ispirazione, che contiene molte storie: di persone, di tendenze, di viaggi, di oggetti. Una destinazione per menti creative, attive nel campo della moda, del design e dintorni.
Noi di MM crediamo molto nel concetto di network e cerchiamo di connettere tra loro tutti i nostri contatti e le nostre passioni.

Quale corso hai frequentato presso l’Istituto Design Palladio? In che anno ti sei diplomato?

Ho frequentato il corso triennale di Interior Design e mi sono diplomato nel 2012.

Perché hai scelto un corso IDP invece di un percorso universitario tradizionale?

Perché cercavo una struttura in cui poter avere un rapporto diretto con il corpo docenti e la direzione. Non volevo essere considerato una matricola ma una persona, un creativo. Inoltre cercavo un percorso che mi lasciasse aperte molte porte ma allo stesso tempo che approfondisse quello che in quel momento mi interessava aprendomi però la mente su vari fronti.

C’è un motivo particolare per cui hai scelto di iscriverti al corso di Interior Design? Avevi una particolare passione per le materie trattate o ti ha motivato altro?

Sin dalle superiori volevo fare l’architetto, poi verso l’ultimo anno di maturità ho capito che ciò che mi interessava era il rapporto con le persone e trasferir loro l’essenza di un progetto.
Ho pensato quindi che l’interior design era la strada giusta, poi nel corso del Palladio ho capito che la mia indole era lavorare con le aziende, ho maturato un senso del business e una passione per il marketing che mi ha portato ad escludere il mondo b2c (business-to-consumer) “dei privati”, avvicinandomi al mondo b2b (business-to-business) delle aziende. Così ho iniziato a lavorare prima con alcune aziende del territorio e poi mi sono trasferito a Milano.

Ci sono stati progetti e/o obiettivi raggiunti durante la frequenza del corso che ti hanno portato particolare soddisfazione? Raccontaci quali e perchè.

Durante l’ultimo anno ho partecipato ad un piccolo concorso indetto da un’associazione di Bologna. Vincerlo mi ha portato molto di più di quanto non avessi immaginato. Ho avuto una rassegna stampa importante con quasi un centinaio di articoli e uno di questi è finito sulla scrivania del titolare di un’azienda che mi ha chiamato per disegnare alcune collezioni. Il lavoro di tesi è stata un’altra soddisfazione. Sono riuscito a collaborare con un’importante azienda dell’illuminazione, questa esperienza mi ha permesso di conoscere il mondo dell’impresa, del design puro e mi ha aperto la mente.

All’inizio del tuo percorso di studi con IDP avevi già in mente la carriera che avresti voluto intraprendere una volta diplomato o ti sei chiarito le idee strada facendo?

Mi sono decisamente schiarito le idee strada facendo. Ho capito che avrei voluto fare il direttore creativo nel 2011 durante uno stage estivo. Mi piaceva l’idea che il direttore creativo seguisse tutti gli step progettuali. Questo aspetto mi affascinò e da li iniziai a strutturare il mio percorso. Capii che dovevo trovare un modo per fare esperienze varie nell’ottica di acquisire più informazioni possibile e dall’altro dovevo trovare un modo per farmi conoscere a Milano e dal settore. Nacque così nel 2012 Designspeaking, un magazine online (non mi piaceva l’idea di chiamarlo blog, perché era molto di più) che mi ha permesso di costruire un network di contatti interessante.
Questo progetto mi permise di viaggiare, conoscere le aziende, i miei futuri colleghi, girare le fiere, avere accesso a cataloghi e campionari con minimo 6 mesi di anticipo. Insomma era un mezzo per raggiungere più di un obiettivo, ed ha funzionato.
Oggi, anche se sono passati pochi anni, i tempi sono cambiati ed è tutto ancora più digital, quindi consiglierei di aprire un account instagram, curarlo e lavorare sulla propria personal branding.

MM Window logo

Hai qualche consiglio da dare a chi non ha ancora le idee chiare in merito al percorso professionale da intraprendere?

Consiglierei di disegnare un rettangolo (una cornice) su un figlio bianco e, al suo interno, altri rettangoli uno dentro l’altro. E’ un sistema pratico e visuale che usiamo in MM per darci le priorità.
Scriverei sul rettangolo più esterno i miei talenti: tutti ne abbiamo è solo a volte complesso ammetterli a noi stessi.
Sul rettangolo secondo scriverei l’ambito in cui vorrei lavorare: creativo, umanistico, scientifico, psicologico, filosofico etc…
Sul rettangolo più interno scriverei che tipo di ruolo vorrei avere: creativo, di ricerca, analitico etc…
Così facendo non avrò certezza precisa ma per lo meno è difficile che un futuro avvocato finisca a studiare interior design, o viceversa.

In quale azienda hai effettuato lo stage e come ti sei trovato? Pensi che sia stata una esperienza utile per introdurti nel mondo del lavoro?

Ho fatto diversi stage. Per prima cosa ritengo sia stata importante la quantità più che la qualità. Vedere, studiare, vivere e analizzare molte realtà e situazioni diverse mi ha permesso di farmi un’idea su molte cose. A queste esperienze ho unito 9 anni di lavoro come cameriere presso varie strutture ricettive.
Il mix di tutto ciò mi ha permesso da un lato di non pesare minimamente sulla mia famiglia e, dall’altro, di arrivare al mondo del lavoro già con una serie di skills su tutta una serie di questioni apparentemente semplici (Rispetto degli orari, delle persone, delle diversità e dei ruoli. Carichi di responsabilità, picchi altalenanti di stress, giornate intense, pesanti a volte anche fisicamente…)
Sono state tutte esperienze interessanti; non tutte formative al 100%, ma interessanti.

Se dovessi consigliare ad un amico/a il tuo stesso corso, cosa gli racconteresti?

Sono passati molti anni da allora, forse oggi alcune cose sono cambiate e sicuramente migliorate.
Gli racconterei che tutti i corsi sono importanti allo stesso modo, di non concentrarsi solo sulle progettazioni perché in realtà fuori di li – salvo chi finisce a fare render h24 – le ore dedicate alla progettazione pure sono minime.
Una delle cose più importanti e la ricerca, il colore, il concept, l’idea, il saperci fare con il cliente e con i fornitori, l’astuzia. Saper fare benissimo un 2D è sicuramente importante, una base tecnica aiuta in moltissime situazioni. Non vanno però trascurate materie apparentemente più di contorno (ergonomia, colore, estetica, marketing, fotografia, lettering…).
Inoltre, non fatevi spaventare da materie complesse. Io per esempio avevo fatto una faticaccia nell’esame di Materiali con la docente Vittoria Vanni. Sono finito a fare del materiale una delle mie colonne in fase progettuale. Alla fine mi ha stregato.

Dopo il diploma ti sei sentito pronto ad entrare nel mondo del lavoro? Avevi obiettivi o aspettative particolari?

Sarò diretto, mi sono sempre sentito pronto ma allo stesso tempo ho sempre paura.
Sentirmi pronto a tutto mi da l’energia per credere nelle mie idee, e chi mi conosce sa bene che non lo dico tanto per dire; avere paura è utile per tenere con i piedi per terra e mi fa ponderare il tutto.

Dopo il diploma, hai eventualmente co-fondato la tua agenzia di consulenza creativa “MM Company”. Ti va di raccontarci come è successo e com’è stata questa esperienza per te?

MM Company è stata fondata nel 2015, dopo 3 anni dalla conclusione del mio percorso universitario e sulle ceneri di un progetto editoriale che mi sono trovato costretto a cedere.
E’ nata dalla consapevolezza che da solo non potevo fare nulla di interessante e che volevo condividere la mia vita – professionale e non – con Marco, il mio attuale marito. Dal 2009 condividiamo il nostro percorso e giorno dopo giorno costruiamo valore attorno a noi. E’ un’esperienza che auguro a tutti di vivere, per nulla pianificata (o pianificabile) ma incredibile.
Ci siamo dati il tempo di fare le nostre esperienze, lui dal 2012 al 2015 è diventato giornalista e ha scritto per varie testate, io ho fondato e sviluppato Designspeaking, ho aperto il mio studio e ho condiviso con lui vari progetti. Poi a natale 2014 abbiamo deciso di puntare tutto su noi stessi, a Gennaio 2015 è nata MM Company.
Nel 2017 è nato MM Award e nel 2021 Caleido.
Il nostro duo, supportato da un prezioso team, è sicuramente la nostra forza.

Manuel e Marco MM Company

Potresti spiegarci di preciso in cosa consiste il tuo ruolo in “MM Company”?

Il mio ruolo in MM è mutato nel tempo. All’inizio mi occupavo del new business (ricerca di nuovi clienti), dell’accounting (gestione del cliente), dell’amministrazione e di tutti i clienti design. Marco seguiva i clienti moda, la stesura di tutti i testi e tutti i progetti di comunicazione. Man mano che il team ha preso forma ci siamo ridivisi i ruoli, ritagliandoci ognuno di noi il suo spazio per il bene dell’agenzia.
Oggi seguo l’accounting solo di alcuni clienti, mi occupo dello sviluppo dell’agenzia sia nella ricerca di nuovi clienti che nell’ideazione e sviluppo di progetti speciali (MM Award, Caleido Diary e Collezione Caleido) e continuo a progettare le nuove collezioni di forniture design.
L’agenzia cresce ogni anno, sogno un momento in cui potrò dedicarmi solo alla progettazione delle collezioni e dei progetti speciali.

Abbiamo visto che hai svolto diversi progetti varie compagnie, fra cui anche Prada. C’è stato uno (o più) di questi progetti che ti ha portato particolare soddisfazione o che ti ha lasciato una forte impressione?

Prada Group è stato un cliente che ha segnato un momento di svolta. Prima di tutto non è arrivato per caso ma abbiamo vinto una gara, ed era la seconda volta che partecipavamo.
Inoltre questo è uno dei clienti che arrivano dal network di Marco (mio marito), e si è gestito lui interamente – assieme ad Elena, una nostra ex-collaboratrice – questo progetto, trattandosi della stesura di tutti i testi del sito corporate.
Per quanto mi riguarda i progetti che nel tempo mi hanno segnato sono stati Scandola Marmi (brand di oggettistica e rivestimenti in marmo), il mio primo cliente su cui ho lavorato. Sitia (brand di arredi per l’ufficio e il contract), che è stata il primo cliente di MM Company, per la quale seguiamo ancora oggi la direzione creativa e Micam (fiera di calzature) per la quale seguiamo la direzione creativa dal 2019 e grazie alla quale facciamo progetti davvero molto creativi e stimolanti.

Hai fatto altri lavori prima di fondare “MM Company”? Condivideresti con noi alcune di queste esperienze?

Tantissimi. Ho fatto il cameriere per anni (dai 15 ai 24 anni di età). Un lavoro che rifarei subito se mi trovassi nella condizione. Mi ha insegnato tanto, ho avuto capi e colleghi pazzeschi e mi sono divertito molto. Poi ho lavorato per sei mesi in un negozio di scarpe, per un anno in un negozio di arredamento, per diversi mesi ho fatto l’allenatore di pallavoloNon ho mai lavorato – salvo gli stage – in agenzie come la mia o in studi simili.
Ho fatto esperienza sul campo, ho sbagliato tanto ma mai abbastanza per crollare. Ho lavorato sugli errori e mi sono migliorato.
Ho una regola, ogni anno a Gennaio faccio degli step e con me tutta l’agenzia. Nuovi tools, nuovi obiettivi, nuovi progetti, nuovi collaboratori. Alla fine dell’anno tiro le somme e propongo nuove idee di sviluppo, così facendo ogni anno si cresce e si va avanti.

Abbiamo letto sul tuo profilo che, dopo il diploma, sei diventato docente a tua volta.
Pensi che le esperienze che hai acquisito come studente presso IDP ti abbiano aiutato nell’entrare nel mondo della docenza?

I docenti del Palladio mi hanno sicuramente insegnato che l’aspetto umano è importate. Credo nell’onestà tra docente e studente e mi piace entrare in empatia con i miei studenti. Mi piace l’idea di trasferire il mio sapere e allo stesso tempo imparare dal back ground degli altri.
Insegnare è anche un modo pratico e interessante di rimanere aggiornato su tendenze, generazioni e modi fare e pensare.

Quali consigli daresti ai neo-diplomati che stanno cercando di inserirsi nel mondo del lavoro?

Definite una vostra personal branding.
Preparate una presentazione, un sito, un accont instagram e curate bene il vostro profilo su LinkedIn. Leggete, viaggiate e parlate con più persone possibili, createvi un vostro “network”.
Quando andate ad un colloquio dovete sapere tutto dell’azienda e/o dello studio in cui volete andare. Rendetevi utili, arrivate con proposte, idee, metodi.
Portate innovazione, portate una nuova visione delle cose.
Analizzate.

Room1 MM Company

Hai qualche consiglio da dare a chi non ha ancora le idee chiare in merito al percorso professionale da intraprendere?

Concentratevi nel capire davvero cosa sapete fare. Una volta capito, fate di tutto per lasciare il segno. E’ pieno il mondo di gente mediocre, che si accontenta e perennemente insoddisfatta.. Non ne serve altra.

Cosa ti fa ancora sorridere, o cosa ricordi con maggior nostalgia, quando ripensi al periodo trascorso nella famiglia IDP?

In occasione di un esame di progettazione io e il mio gruppo volevamo dimostrare che una serie di elementi in polistirolo avrebbero retto se uniti da chiodi e un certo tipo di colla. E volevamo dimostrare che saremmo riusciti a fare una torre molto alta.
Ci siamo fatti dare le chiavi del cancello dalla segreteria (Monica, sono passati anni, direi che possiamo confessare) e siamo entrati alle 5.00 del mattino a montare la struttura. Alle 8.30 quando tutti gli alunni e i professori sono arrivati si sono trovati l’installazione montata, funzionante, in cortile. Ricordo l’espressione del professor Cretella e di tutti gli altri come fosse oggi, haha.
Allego foto.

Lavoro 2012 Manuel barbieri

Un’ultima domanda, hai un sogno nel cassetto o un progetto particolare che ti piacerebbe realizzare? Non deve essere per forza legato alla tua carriera professionale.

Personalmente, vorrei un casolare in campagna da condividere con l’amore della vita, uno o due bambini, tanti amici, tanti cani, un giardino grande e vorrei godermi la seconda parte della vita (dai 50 anni se potessi scegliere) scrivendo libri, tenendo conferenze, lezioni e progettando cose solo per passione.
Professionalmente, sogno il franchising della mia agenzia. Tante piccole boutique agency nel mondo aperte da giovani talenti che sfruttano un kit di competenze e tools per farsi spazio in altri mercati. Una realtà snella ma capillare, interconnessa, digitale, inclusiva e conosciuta in tutto il mondo.

MM company box logo

Grazie Manuel per le tue risposte e per le esperienze che hai condiviso con noi oggi. Speriamo che il tempo trascorso presso IDP possa tornarti utile ancora molte volte e ti auguriamo il meglio per i tuoi progetti futuri!
Aspettiamo ora MM Award 2022, al quale sicuramente i nostri studenti non mancheranno!

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